15 Marzo 2014 ore 20,30 16 Marzo 2014 ore 19,00 22 Marzo 2014 ore 20,30 23 Marzo 2014 ore 19,00 Si potrebbe dire che il vento furioso sia il simbolo della collera pura, senza pretesto, ingiustificata. La tempesta senza un preludio, la tragedia fisica senza un motivo. (…). Il vento, elemento distruttivo e generatore, un paesaggio desertico, mai uguale a se stesso, perché costantemente costruito e prontamente cancellato da improvvise tempeste; così in scena, tutto è creato per essere, allo stesso tempo, distrutto. La tempesta si placa solo quando viene prevaricata dal potere delle rêveries: immagini dell’intimità, legate ai ricordi, alle proiezioni mentali, alle percezioni, al riaffiorare di una sensazione, di un’emozione già vissuta, di un racconto. Un percorso che trova il suo compimento finale nelle fonti del riposo, quei luoghi dove l’essere umano può ritrovare il suo Io senza alcun tipo di corruzione o limite: sono gli anfratti, gli angoli, le tane dell’anima, che si esprimono tramite il concetto della Casa. La casa come ventre, come caverna, come ritorno alla madre e dunque al senso primo di protezione e di completo abbandono delle convenzioni sociali; un mondo a se stante avvolto nel nero, che non è spaventoso, bensì rassicurante: nero come immagine non della privazione, ma dell’infinita possibilità. “ Il colore nero, lungi dall’essere quello del vuoto e del nulla, è piuttosto la tinta attiva che fa scaturire la sostanza profonda e (…) oscura di tutte le cose. (…) Il nero nutre ogni colore profondo, è l’intimo asilo dei colori (…).” -Gaston Bachelard –