Citata come Valle del Lefe in un documento della seconda metà del XII secolo e successivamente come Vallelevi, ha un toponimo composto di "valle" e del nome locale "Lefe". La sua storia, nella quale mancano avvenimenti di particolare rilievo, non si discosta da quella del resto della provincia che, dopo essere stato a lungo travagliato dalle lotte tra i guelfi e i ghibellini, passò sotto la Repubblica veneta, il cui dominio si protrasse dai primi decenni del Quattrocento alla fine del Settecento. Le caratteristiche geologiche della zona e l'ubicazione dell'abitato hanno certamente influito sulla sua evoluzione, spesso segnata da eventi drammatici, a causa delle slavine che vi si sono abbattute: infatti, a partire dalla seconda metà del XVII secolo si hanno notizie di gravissimi danni provocati da varie valanghe, di cui una, nel 1888, distrusse completamente la località di Forno. Tra le testimonianze storico-artistiche vanno segnalati vari edifici di culto, tra cui spiccano: la settecentesca chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, in cui è possibile ammirare pregevoli opere pittoriche del XVII e XVIII secolo; la chiesa di San Rocco, della prima metà del Seicento, e, in località Cambrembo, la chiesetta di Santa Maria Elisabetta. Nell'architettura civile interessanti sono due case seicentesche, abbellite da decorazioni esterne: la cosiddetta casa dei Notati e quella dei Fabbriceri.